QUANDO ANSIA E PAURA BUSSANO: CRESCERE INSIEME TRA INCERTEZZE E SCOPERTE
Ansie e paure nella fascia 6-11 anni
a cura di Elisa Bordin - Psicologa Psicoterapeuta
a cura di Elisa Bordin - Psicologa Psicoterapeuta
“Mamma, e se poi non mi viene?”
“Papà, se sbaglio?”
Non è un capriccio. Non è insicurezza passeggera.
Sono l’ansia e la paura che, silenziose, si insinuano nei pensieri di bambini e bambine tra i 6 e gli 11 anni. E, quando lo fanno, possono trasformare ogni piccolo passo in salita, ogni novità in un salto nel vuoto se non vengono accompagnate da un adulto.
🌪 La corsa a ostacoli invisibili
In questa fascia d’età, i bambini e le bambine non stanno semplicemente “crescendo”: stanno attraversando dei cambiamenti molto importanti su più fronti e questi possono trasformarsi in una vera e propria tempesta emotiva. Il pensiero si fa più strutturato, ma l’immaginazione è ancora potente; in più il corpo inizia a cambiare, la scuola richiede sempre di più (soprattutto per quanto riguarda la prestazione), le relazioni si arricchiscono e si complicano. E intanto, dentro, crescono paure.
Ecco il paradosso: più diventano capaci di pensare, più diventano vulnerabili all’ansia e alla paura. Perché cominciano a chiedersi: “E se non basto?” “E se deludo?” “E se non piaccio?” “E se mi faccio male?”.
😨 Ansia e paura: sorelle diverse
Fin qui ho parlato di ansia e paura come fossero sinonimi, ma credo sia importante fare un po’ di chiarezza e mettere una certa distinzione tra le due. Come ha spiegato Paul Ekman, e altri psicologi e ricercatori dopo di lui, la paura è un’emozione primaria, utile e adattiva. Ha una funzione utile e adattiva: protegge l’individuo di fronte a un pericolo o a una minaccia, reale o immaginaria che sia. Rappresenta un’emozione preziosissima sin dai primi anni di vita e assolve a fondamentali funzioni evolutive. Senza tale meccanismo metteremmo continuamente a rischio la nostra incolumità. Ecco perché non ha senso eliminare la paura. È più vantaggioso cercare di viverla in maniera appropriata.
L’ansia, invece, è un mix: un’allerta che ci prepara, ma che – se prende il sopravvento – può bloccare, paralizzare, spegnere.
Più semplicemente potremmo dire che:
La paura ha un volto preciso: il buio, un cane che abbaia, il rumore del temporale. È immediata, concreta.
L’ansia, invece, è un’ombra che cambia forma. Non ha un oggetto, ma una tensione interna che si nutre di e se…
Ma le paure non sono sempre uguali, così come le ansie…
🧠 Dai 6 agli 11 anni: le paure evolvono
6-7 anni: paure magiche. Mostri, streghe, buio. L'immaginazione regna sovrana.
8-9 anni: il pensiero si fa più realistico. Arrivano le paure della perdita, della malattia, della solitudine.
10-11 anni: si entra nel territorio del giudizio. Si teme l’esclusione, l’errore, la delusione altrui.
Come ci ricorda Jean Piaget, psicologo che studiò i processi cognitivi, tra i 6 e gli 11 anni i/le bambini/e attraversano lo stadio delle operazioni concrete: iniziano a ragionare in modo più logico e realistico, ma l’immaginazione è ancora attiva, soprattutto nei più piccoli. Questo spiega perché le paure immaginarie (mostri, buio) siano più comuni nei primi anni, mentre le paure più realistiche (infortuni, perdita dei genitori) emergano più avanti.
E allora? Che facciamo quando l’ansia e le paure bussano alla porta dei nostri figli e delle nostre figlie?
🌱 Coltivare fiducia, non controllare il risultato
Nel suo libro “Essere genitori non è un mestiere”, Alison Gopnik ci offre un’immagine potente:
Non siamo falegnami che costruiscono un/a figlio/a su misura. Siamo giardinieri: curiamo il terreno, diamo acqua, proteggiamo. Ma la pianta... cresce da sé. Dice infatti “Essere genitori non significa costruire i bambini pezzo dopo pezzo, come se fossero mobili dell’IKEA. Significa invece coltivare un ambiente dove loro possano crescere e svilupparsi in modo unico, proprio come ogni pianta in un giardino all’inglese.” E ancora “La cura genitoriale è più simile a quella di un giardiniere: richiede attenzione, pazienza, amore… ma anche fiducia nel fatto che la crescita non può essere controllata del tutto.”.
E quando spuntano le spine – l’ansia, la paura, l’insicurezza – non serve potare, tagliare, correggere. Serve comprendere.
🧸 Come provano a gestirla, spontaneamente, i bambini e le bambine?
Stringono un pupazzo o una copertina
Disegnano mostri e li distruggono
Raccontano storie in cui vincono il cattivo
Cercano lo sguardo dell’adulto per capire “va tutto bene?”
Ripetono piccoli rituali per rassicurarsi
🌟 L’importanza della presenza dell’adulto
La presenza di un adulto è vista come la strategia più efficace da molti/e bambini/e. I genitori, infatti, sono per loro il primo rifugio emotivo, anche quando sembrano grandi.
John Bowlby, padre della teoria dell’attaccamento, dimostra che un attaccamento sicuro con l’adulto di riferimento aiuta il/la bambino/a a regolare le emozioni.
Quando un/a bambino/a ha paura e trova un adulto disponibile, accogliente e stabile, impara a contenere la paura e a sentirsi al sicuro anche in situazioni nuove o difficili.
La psicologa Mary Ainsworth osservava come nei momenti di paura o stress i bambini tornano alla figura di attaccamento per rassicurarsi. È ciò che molti/e bambini/e fanno anche oggi con noi: ci cercano non per risolvere, ma per sentirsi sostenuti. Spesso non ci chiedono una soluzione, ma ci chiedono di essere ascoltati e contenuti.
🧭 E noi, adulti, cosa possiamo fare davvero?
Ascoltare, non aggiustare subito
Un/a bambino/a in ansia o che ha paura non vuole una soluzione. Vuole una presenza.
“Capisco che ti spaventa” vale molto più di “Non è niente”.
Non sminuiamo le sue paure e le sue paure
Quello che per noi è un dettaglio, per lui è un mostro.
Evitiamo frasi come: “Dai su non è niente!”
Usare le storie e la narrazione
Albi illustrati che usino un linguaggio metaforico e non che diano istruzioni, oppure racconti di vita vissuta hanno un grande potenziale.
Accompagnare i cambiamenti
Una nuova scuola? Prepariamola insieme.
Una visita medica? Raccontiamola prima.
I/Le bambini/E non hanno bisogno di essere protetti da tutto. Ma di essere accompagnati.
Essere il modello emotivo che vorremmo vedere
Se siamo ansiosi o abbiamo paura, non debbiamo nasconderlo. Possiamo renderlo narrabile.
“Anche io ho paura, ma mi aiuto così…” insegna più di mille rassicurazioni.
🌿 Quando l’ansia è normale e quando diventa un segnale d’allarme
Quando è normale
• Quando si presenta in situazioni nuove o di separazione (inizio scuola, dormire da soli, una verifica…).
• Quando è temporanea e si risolve con il tempo o con l’aiuto di un adulto.
• Quando il bambino, pur con fatica, riesce ad affrontare la situazione.
Ad esempio: un bambino ha mal di pancia prima di una recita scolastica → normale reazione emotiva a una situazione percepita come impegnativa.
Quando può diventare un segnale d’allarme
• Quando l’ansia è molto intensa, frequente e persistente.
• Quando interferisce con la vita quotidiana (es. non riesce a dormire, va in crisi ogni mattina prima di andare a scuola, evita tutto ciò che lo mette a disagio).
• Quando il bambino non riesce a rassicurarsi nemmeno con l’aiuto dell’adulto.
In questi casi, è importante non sottovalutare e, se serve, confrontarsi con uno specialista dell’età evolutiva.
Un po’ di ansia è fisiologico averla e perfino utile. Aiuta i bambini e le bambine a imparare ad affrontare l’incertezza, a prepararsi, a chiedere aiuto. Diventa un problema solo se prende troppo spazio e blocca la crescita.
🔄 Crescere insieme: attraversare l’ansia e la paura, non eliminarle
Non possiamo evitare che nostro/a figlio/a provi paura o ansia.
Ma possiamo essere il porto in cui torna quando ha paura.
Nel nostro lavoro quotidiano al Centro Equinozio, accompagniamo bambini/e e famiglie in questo cammino fatto di emozioni, crescita, fiducia. Non con soluzioni preconfezionate, ma con relazioni vere, pazienti, sintoniche.
Perché l’ansia e la paura non sono nemici da combattere: sono un segnale da ascoltare.
E possono diventare – se accompagnate con consapevolezza – la porta d’ingresso verso una fiducia più profonda.